Alpim scrive al ministro Nordio: “Contrastare la paralisi della Messa alla prova”

da | Dic 18, 2024 | Homepage, Notizie

Di seguito la lettera aperta inviata da Alpim, Associazione ligure per i Minori, nella persona del suo presidente Carlo Castellano, al Ministro di Grazia e Giustizia Carlo Nordio, per cercare di contrastare la paralisi della “Messa alla prova”, l’istituito giuridico che in questi anni ha permesso a molti minori colpevoli di reato di recuperare la propria posizione all’interno della società, una delle mission della nostra associazione attiva in questo ambito da 35 anni.
Castellano: “Siamo seriamente preoccupati come Alpim delle gravi difficoltà che si stanno riscontrando nell’applicazione dell’ importante istituto di messa alla prova minorile. L’esperienza di Alpim in questo settore è stata positiva e di grande significato e sottoponiamo alla sua attenzione la necessità di rimuovere tutti gli ostacoli che di fatto ne impediscano l’applicazione come, d’altra parte, indicato dagli stessi magistrati minorili del Tribunale di Genova”.

Lettera aperta a dott. Carlo Nordio Ministro di Grazia e Giustizia Roma 

Alpim – Associazione Ligure per i Minori – è stata fondata nel 1989 immediatamente dopo  l’emanazione del Decreto – DPR448/88 che introduceva nel nostro ordinamento l’innovativa misura  penale della “Messa alla prova” per minori. A fondare questa Associazione di volontariato che ha  avuto sede al Tribunale per i minori di Genova, è stato Giulio Gavotti che era Procuratore della  Repubblica presso quel Tribunale, ritenendo indispensabile coinvolgere la società civile proprio per  dare contenuti a quella nuova misura. L’ idea del legislatore, posta alla base della Messa alla prova,  era che l’adolescenza è periodo di grandi mutamenti e che quindi fosse necessario affiancare il minore  per aiutarlo a superare il disagio e contemporaneamente evitargli di andare subito in carcere. Gli  interventi dei primi anni hanno confermato l’importanza e la correttezza di questa misura. Alpim nei  suoi 35 anni di attività ha seguito oltre 1500 ragazze e ragazzi fragili, coinvolti da provvedimenti di  messa alla prova, e le loro famiglie, in collaborazione con i Servizi Minorili della Giustizia. 

La situazione è profondamente cambiata nel corso degli ultimi anni. Ad esempio, abbiamo seguito  un ragazzo che a 16 anni è stato coinvolto in una rissa e solo quattro anni dopo, a 20 anni, è stato  convocato per il processo. Quattro anni sono un tempo lungo nella vita di un adolescente che ha già,  evidentemente, rielaborato o rimosso l’esperienza del reato che gli appare troppo distante e ciò rende  arduo e poco significativo l’intervento educativo. E allora: che senso ha affiancarlo ora con  educatori? Questa purtroppo non è un’eccezione ma sta diventando la prassi. Intervenire con tanto  ritardo costituisce un colpevole spreco di risorse con danno grave alle nostre ragazze e ai nostri  ragazzi tra i più fragili. Se i tribunali per minori sono sempre più sguarniti di personale a tutti i livelli  e sempre più gravati da adempimenti burocratici, come è stato sottolineato nei giorni scorsi dai  magistrati minorili di Genova, il risultato non può che essere catastrofico. 

Noi come Associazione che da subito ha applicato la misura della messa alla prova minorile,  sottolineiamo la necessità e l’urgenza di ‘riprenderla’ nei suoi presupposti originari chiedendo un  adeguato aumento di risorse tali da consentite ai Tribunali per i minorenni di farsi carico delle  pressanti esigenze del penale minorile.